Catania, l’Ebat Ciala contro caporalato e baraccopoli di Paternò

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“Pronti a fare la nostra parte per restituire dignità ai lavoratori”.

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Sono tre le proposte che l’Ebat Ciala Catania, Ente bilaterale agricolo territoriale, ha messo ieri mattina sul tavolo della Prefettura di Catania, in occasione della riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato per discutere del degrado della baraccopoli di contrada ‘Ciappe Bianche’ a Paternò, in cui vivono centinaia di lavoratori immigrati. I recenti fatti di cronaca, tra cui la morte di un bracciante agricolo, un 26enne marocchino ucciso da un connazionale, suo ‘caporale’, hanno riacceso i riflettori anche sul tema dello sfruttamento della manodopera nei campi di raccolta. Alla presenza del Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, del sindaco di Paternò, Antonino Naso, delle forze dell’ordine, delle sigle sindacali, di associazioni ed enti coinvolti, il presidente dell’Ebat Ciala Catania, Claudio Petralia, si è detto pronto a fornire supporto concreto per la sistemazione degli ospiti della baraccopoli, raggiunti da ordinanza di sgombero.

 

“Abbiamo dato la disponibilità a fornire soluzioni abitative per i lavoratori, sulla base della disponibilità di aree attrezzate messe a disposizione dal Comune di Paternò, nel caso in cui non trovasse soluzioni in proprio – spiega Petralia – Ci impegniamo, inoltre, a organizzare un servizio di trasporto collettivo dei lavoratori per sottrarli all’attività dei “caporali” e a istituire un centro per consentire l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro e la formazione dei lavoratori, nel rispetto della legalità. Riteniamo importante – prosegue – anche la concessione, secondo quanto previsto dalla legge, di permessi di soggiorno ai migranti che denunciano gli sfruttatori o collaborano con le forze dell’ordine. Il nostro ente è impegnato da sempre nella lotta contro il caporalato, lo sfruttamento e l’illegalità. Siamo quindi pronti – conclude il presidente dell’Ebat Ciala Catania – a dare il nostro contributo per restituire la dignità a questi lavoratori”.

 

 

 

 

 

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